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LA BIGA DI MONTELEONE DI SPOLETO
a cura di Massimo Iachetti

Nel Febbraio del 1902 il contadino Isidoro Vannozzi sta costruendo il casale a Colle del Capitano, poco distante da Monteleone di Spoleto (PG), e per realizzare l'aia deve eliminare un gran dosso del terreno; inizia la rimozione, comincia a portar via delle pietre, ma ad un certo punto si apre una cavità. Così fu trovata la Biga di Monteleone; essa era in una tomba ove erano sepolti un uomo e una donna; vi era inoltre un ricchissimo corredo funerario.
La Biga, dopo varie peripezie (robivecchi di Cascia, antiquari di Norcia, di Firenze, e Roma) è separata in tutti i pezzi che la compongono, è trafugata nascondendo i pezzi in barili di cereali, e così giunge a Parigi e poi nel 1903 al Metropolitan Museum of Art di New York, ove è ricomposta da un restauratore, non senza grandi difficoltà; alcuni pezzi furono collocati in modo errato; la ricostruzione esatta è stata compresa, negli ultimi decenni, grazie anche ad altri ritrovamenti di carri, in Italia.
A Monteleone si trova la copia della Biga; essa non consente certamente di ammirare i particolari artistici presenti nell'originale, ma rende con grand’efficacia l’eccezionalità di questo prodotto della tecnologia antica e dell'arte.
La Biga di Monteleone è eccezionale principalmente perché è stata prodotta da un artista di bravura straordinaria ma anche perché è giunta a noi in un eccellente stato di conservazione. Era un carro da parata e da corteo; il signore lì sepolto doveva essere un personaggio di primaria importanza, un capo guerriero (chissà se il toponimo "Colle del Capitano" è la trasmissione fino a noi dell'importanza di questo signore!).
Essa fu prodotta intorno alla metà del VI sec. a.C.
Per molto tempo è stata ritenuta di fattura etrusca, ma l'ipotesi che ha prevalso negli anni più recenti, attribuisce la decorazione di bronzo ad un artista greco-ionico immigrato in Etruria.

Veniamo alle raffigurazioni presenti nella biga.
Nel corso del tempo sono state avanzate, dagli archeologi, alcune interpretazioni; vediamo quella che oggi è coerentemente riconosciuta.


PANNELLO CENTRALE:
Teti (a Sn) da le armi divine, forgiate da Efeso, al figlio, Achille (a Dx): uno scudo bilobato ed un elmo sormontato da una testa d’ariete; due uccelli piombano dall'alto, quello di sinistra (presagio negativo) annuncia a Teti che il figlio morirà, quello di destra (presagio positivo) annuncia ad Achille che lui si coprirà di gloria.

PANNELLO DI SINISTRA:
Achille (a Dx) combatte contro il re degli Etiopi, Memnone (a Sn), per vendicare l'uccisione dell'amico Antiloco; la punta della lancia di Memnone si piega contro l'elmo divino d’Achille.

PANNELLO DI DESTRA:
Achille, al culmine della gloria, muore, e su un carro trainato dai cavalli alati Balio e Xanto, va a raggiungere, quasi come un Dio, l'Isola dei Beati; sotto il carro giace Polissena che è stata sacrificata in onore d’Achille.

FREGI MINORI:
Nel fregio che corre lungo il margine inferiore sinistro del carro, è raffigurato l'addestramento del giovane Achille alle armi; egli affronta le fiere sotto il controllo del Centauro Chirone tramutatosi nel cacciatore che porta una preda appesa ad un ramo.
Nel fregio che corre lungo il margine inferiore destro è rappresentata una lotta d’animali, tipica dell’arte figurativa arcaica.


Con l’approvazione della dott.sa Adriana Emiliozzi, Archeologo Ricercatore del C.N.R.



Bibliografia di approfondimento:
“ Antichità dall’Umbria a New York”, Electa 1991
“ Carri da Guerra e Principi Etruschi”, L’Erma di Bretschneider 1999
“ La Biga di Monteleone di Spoleto”, a cura di Don Angelo Corona 2000

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